Pensando al cammino

Non mi definirei, a priori, una viaggiatrice. ho con lo spazio fisico/geografico lo stesso tipo di tendenziale inquietudine che doveva cogliere Emily Dickinson quando schiudeva le persiane dal bianco della sua veste. Ma in realtà, sebbeno lo spostamento mi inquieti (agorafobie e claustrofobie congiunte mi hanno portato a personali e inizialmente inconfessabili strategie di sopravvivenza), adoro invece “trovarmi” lì. E lì è praticamente, quasi ovunque. Sono una viaggiatrice abituale, nel senso che tendo a stabilire, con un luogo sia pure transitorio, un legame di sangue, come se ci fossi nata e dovessi viverci per sempre, anche quando si tratta di una dimora casuale e temporanea. La stanza dove dormo acquisisce i rituali del mattino e della sera, alcuni oggetti fanno perimetro alla mia precarietà temporale, vivo il tempo come se non avessi l’affanno delle ore per. L’esposo è stato, nella mia vita, il motore di molti viaggi, senza di lui avrei ceduto alla mia propensione stanziale. Ogni viaggio ha la sua ansia da ineluttabile, ed ogni approdo ha la sua eternità momentanea. Vivo quindi perseguitata da una amorosa complice impossibile passione per le persone che si mettono in cammino, in ogni senso. Uno dei più bei regali che abbia ricevuto è un mappamondo gonfiabile (dono di Giorgio e Barbara di molti anni fa) con su scritto: per viaggiatori della mente. Ora è sgonfio nella stanza di mio figlio.

Da un anno più o meno incrocio, come in una scossa karmica, il pellegrinaggio di Santiago de Compostela, e persone che hanno fatto questo cammino, ognuna in modo differente. Confesso di non aver ancora compreso fino in fondo che tipo di esperienza possa essere, nella mia vita, immaginare di percorrerlo con Ric. Non so bene se l’idea porti a un progetto, a una sfida, a uno specifico affidamente alla parte di me che meno abito. So però che continuano a girarmi in testa le parole di Demetrio, che mi diceva di  un amico lontano nel tempo, del cammino fatto, dell’amico stesso, che senza citare Santiago, mi ha detto: sono stato in viaggio per poi scoprire che quelloche cercavo non reclamava nessun cammino (la sintesi non corrisponde alle sue parole, ma al mio sentirle), e un brividino provato quando Matilde, la migliore viaggiatrice che conosca, insieme a Paolo P., mi ha detto del Suo cammino.

E’ per questo, che le ho chiesto, da narratrice a narratrice, se mi faceva il dono di capire la sua storia in cammino verso Santiago de Compostela. E lei, da narratrice, me lo ha donato, autorizzandomi a pubblicarlo nei miei spazi.

Io e Matilde siamo una narrazione. Nata allo scrittoio di una società di consulenza, su  un progetto fatto insieme, e allungata su una rete di esperienze e scambi che dura oramai da 5 anni. Matilde è bella, mediterranea e agguerrita. Parte per Anghiari, parte per Catania, parte per Roma. Ma sembra sempre parlarti da casa tua. Questo mi piace di lei. Ha la casa addosso, e sa stare ovunque come a casa sua. Soffrendo come me nello spostamento 🙂

E’ una delle coach migliori che abbia incontrato, è una narratrice instancabile, è onesta e ironica. Ed onirica.  A volte parliamo di cose molto personali, ha amato le mia ricerca poetica ed io la sua nella scrittura. E se ci penso, quasi tutte le persone che amo sono per me la descrizone di un viaggio, a cominciare dall’esposo, che starebbe con le rotelle ai piedi, se potesse. Non so più quante gocce di EN e quanti cognac sui voli Roma/Parigi, Roma/NY, Roma/Bogotà, Roma/Londra, Roma/Ginevra… e via andare,  ha saputo tollerare, per portarmi esattamente dove volevo andare.

Metto qui il suo viaggio, con lo stupore negli occhi e, come direbbe lei, la compostela nelle mani. Vorrei farlo con Ric presto, sebbene la mia ipocondria e le diffuse ansie imporrebbero una appendice medico/psichiatrica al seguito 🙂

**

(photo from web)

Il racconto di Matilde:

“Si va a fare il cammino di Santiago?”

La richiesta mi arriva all’improvviso mentre sfoglio depliant di isole bianche dal mare turchese.

Mi collego su internet e clicco Santiago de Compostela….

La memoria di un antico pellegrinaggio ripopolatosi negli ultimi anni grazie anche ad un racconto di Paulo Coelho. Si parte dal confine francese, si attraversano i Pirenei e poi lungo tutto il nord – est della Spagna fino a Santiago.  800 e passa km a piedi. Mi sembra un progetto pazzesco assolutamente fuori dalla mia portata.  Confido nella rarefazione dell’idea e mi appello al 5° emendamento.

Intanto i giorni passano e si accumulano ritagli di giornale, libri-guida, racconti e narrazioni, mai raccolto tanto entusiasmo di fronte ad un viaggio così impegnativo e faticoso!

La rotula del ginocchio destro cigola mentre scendo le scale, mi sembra un sinistro presagio.  Pur tra mille dubbi mi immergo nei preparativi per la partenza. Zaino e il contenuto non devono superare gli 8 kg complessivi. Questa è veramente la più ardua delle imprese. Comincia la grammatura: zaino 1 kg da vuoto, sacco a pelo 650 gr, materassino 230 gr e stiamo già a 2 kg! 2 magliette, 2 pantaloncini (uno lungo ed uno corto), 3 slip e 3 paia di calzini di cotone senza cuciture, 1 pile per la sera, 1 poncho impermeabile, 1 paio di ciabatte, 1 accappatoio spaziale peso 350 gr costo 80 euro, 1 beauty con ¼ di sapone di Marsiglia (bucato e piedi), 1 flacone – formato aereo – per lo shampoo più 1 di bagno schiuma. Bustine di crema per il corpo, una ridottissima farmacia e 1 phon piccolo quanto 1 pugno. Di nascosto ho infilato uno spezzone di matita nera e il mascara.

Peso dello zaino quasi 10 kg! Ma com’è possibile? Cosa posso eliminare? E ricomincia il conteggio dei grammi…

Il libro-guida parla di bastoncini telescopici, mi sento proprio ridicola mentre li provo e poi decido di comprarli. Le scarpe sono un vero problema. Almeno mezzo numero in più. Mi sembra di avere due dirigibili ai piedi. Vorrei fumare, mi darebbe coraggio. Ho smesso da alcuni mesi e porto addosso i segni evidenti. 1 kilo al mese, la rotula che duole da arrugginimento precoce e un’irritazione non facilmente canalizzabile davanti al raptus fumereccio. Vabbè voglio mantenere il punto e intanto mando giù caramelle.

Con Gino studiamo il percorso, più che il conteggio dei km da percorrere mi faccio prendere dai paesaggi e dalle descrizioni… manco di contatto con la realtà (“meno male” penso altrimenti non partirei!)

Binario 16 treno av Napoli – Roma. Da Termini il Leonardo per Fiumicino. Non abbiamo tutto il mese disponibile per cui decidiamo di partire dal confine spagnolo e il dito cade su Bilbao. Imbarco i ridicoli bastoncini ed uno zaino ingombrante che col caldo mi sembra intrasportabile… figuriamoci per 400 km! Poi si vedrà. Aeroporto di Bilbao, sono stranita come dopo ogni volo. Mi guardo intorno, l’aeroporto luccica di bianco ed acciaio. Mi carico lo zaino ed esco nella luce del giorno. 38° e il deserto di un giorno di agosto. Mi libero dello zaino e lo deposito a terra. Sono nella hall di un albergo stile liberty, non vedo l’ora di farmi una doccia, sono poco propensa a parlare. La città mi prende ma il vuoto mi sorprende. Il mattino dopo mi giro nel letto un attimo ancora, da stasera non so dove dormirò e su cosa dormirò. Raggiungiamo la stazione a piedi. Strenui controlli, lo zaino passa sul nastro e noi veniamo perquisiti. Tre ore di treno per raggiungere Burgos tappa di partenza del nostro viaggio verso Santiago. Di fronte al cartellone di benvenuto una mappa disegna il punto preciso in cui siamo e i km che mancano alla nostra meta. Sono disorientata dal caldo e dal peso soffocante dello zaino. Un cono di luce naturale mi indica l’uscita dalla stazione. Aggiusto le bretelle e le scosto dallo sterno. Mi guardo i dirigibili ai piedi, il bastoncino lo tengo sollevato come un ombrello. Esco nella luce, mi si avvicina uno sconosciuto e mi sussurra: buen cammino!

Il mio viaggio è cominciato da lì

km percorsi su strade acciottolate di rado asfaltate, ripide in salita e in discesa, con qualsiasi tempo e temperatura, con il sole e la pioggia all’improvviso. Il vento ed i tuoni, l’assalto delle zanzare, la polvere, la sete, lo smarrimento e sullo sfondo l’incanto dei paesaggi dall’alba al tramonto. Ho camminato con Il rosso, il giallo, l’azzurro, il verde, e l’arancione negli occhi. Ho respirato l’eucaliptolo, il girasole e la paglia secca e croccante. Mi sono immersa nell’arancione di mille e mille girasoli, ho percorso montagne azzurre sotto pennellate rosso fuoco di tramonto o di azzurro-denso di metà mattina. Mi sono risvegliata con un sole lattiginoso sotto la pioggia battente, ho spiato nel nero dei fiumi di notte, mi sono specchiata nel cristallo trasparente di giorno…

Alla fatica, al sudore, al dolore, allo sconforto di dormire a terra o in ritrovi di fortuna via via si affiancava la soddisfazione di coprire progressivamente quel numero di km previsti per quella giornata, l’incontro con persone di esperienza differenti unite dalla voglia di giungere a Compostela.

I punti di contatto tra il cammino della vita e il cammino di Santiago rende l’esperienza vitale e al contempo disarmante.

L’obiettivo sfidante, la scelta del percorso e dei km da fare, le difficoltà previste ed impreviste, i fuori pista, l’errata interpretazione dei segnali. Il ricalcolo del percorso e delle ore di luce disponibili, le soste, la verifica continua delle scorte d’acqua e di cibo.  Lo sperimentarsi alla ricerca del proprio ritmo, del proprio passo in considerazione anche del passo dell’altro, un distillato di solidarietà nel sostenersi e nell’incoraggiarsi, la condivisione dello sforzo, della fatica, dei disinfettanti e dei cerotti.

E infine Santiago, la cattedrale di pietra, le spoglie di San Giacomo, la benedizione del pellegrino, un padrenostro recitato in tutte le lingue, la meta raggiunta!

Le caviglie dolenti, qualche unghia caduta per la compressione della scarpetta, magliette dal colore indefinito, l’abbronzatura del carpentiere uno spezzone di matita dimenticato in fondo al beauty, 6 kg in meno e tra le mani stretta la Compostela:

Domina Matilde Cesaro. Ce l’ho fatta, ce l’ho fatta!…..

Seduta ad un banco di legno scuro, con il mento appoggiato al bastone telescopico (mio compagno fedele), col viso stranito e lo sguardo immobile sull’altare sento una mano estranea che stringe la mia e in un’altra lingua mi sussurra parole di incoraggiamento e di benvenuto.

I miei occhi incontrano i suoi, potrei piangere dalla gioia, trattengo la lacrima stizzosa e a fior di labbra sussurro: “Grazie” e mi invade la felicità.

(di Matilde Cesaro, dicembre 2011)

7 risposte a “Pensando al cammino”

  1. Avatar Maria Rosaria D'angelo
    Maria Rosaria D’angelo

    E’ l’esperienza che ho sempre sognato, che fisicamente forse non farò mai ma sarà compagna di ogni bel sogno . Esperienza forte, non solo come cammino,ma forte perchè per me sarebbe il cammino del ritrovarsi, dell’uscire da tutti gli orpelli che attanagliano le nostre giornate e scoprire che l’essenziale può essere racchiuso in Kg 8. In fondo sono tutti gli altri KG al di fuori degli 8 che non consentono di vedere il vero !

    1. Avatar Nerina

      Cara Maria Rosaria, credo che si possa trovare uno spazio, dentro di sé, per metterci magari più di un mese, e anche pensarlo, agirlo come desiderio. Anche se, questa emozione dei colori e, il kajal dimenticato, il sorriso all’approdo, bé :-)… matilde ci ha donato una cosa proprio bella bella–

    2. Avatar Matilde Cesaro
      Matilde Cesaro

      Ciao Maria Rosaria, l’essenziale possono essere 8 Kg!
      L’esseziale è spesso invisibile agli occhi (celebre frase).
      Grazie per questa sintesi magnifica dell’esperienza nomade che compiamo nel presente del nostro andare.

  2. Avatar Campus stellae « bergasseStress (postumi del 19…00)

    […] blog di maiko dirtyinbirdland AcquaAidoruCampus stellaecoscienza e inconsciocreativitàdiari segreties, super es, io e […]

  3. Avatar pierfilippo
    pierfilippo

    cara mati, credo che leonida alle termopili, attaccaticcio di sudore e sangue, stanco, dolorante, tutto pensasse tranne al fatto di essere un eroe. forse l’evento in se stesso non è poi così significante. il significato, quello vero, ce lo mettiamo dentro noi. siamo noi a definirlo, a segnare con la matita rossa i punti che decidiamo essere rilevanti, a bianchettare quelli non congrui. la narrazione è il vero prodotto dell’evento, almeno così credo, a volte. mati a compostela come leonida alle termopili. come santiago e il suo marlin. mati che racconta del suo camino e ci regala la fragranza dell’eucalipto, il riflesso dei muscoli irrigiditi, l’intuizione delle spalle cotte di sole. mati di compostela.

    1. Avatar Matilde Cesaro
      Matilde Cesaro

      Mati di Compostela…. Mati nel campo delle stelle che percorre inconsapevole passi, forte della scia che traccia prima ancora di compierla….
      Ciao PierFilippo!

  4. Avatar A ciascuno un cammino (Tiago, le spoglie e la loro metafora) « Bergasse Stress … strascichi del milllenovecento

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