Rizoma (di maiko)
23 novembre. La paziente Chiara Erenzi ha lasciato lo studio. Oggi è l’ultimo giorno di una lunga terapia durata più di dieci anni. La signora Erenzi, arrivata da me poco più che giovane, manifestava i segni di un dialogo interiore distorto. Perseguitata da fantasie inibitorie, venne da me dicendo che sentiva il suo gatto parlare. Si sentiva osservata e ammonita dal felino che pure amava intensamente e che aveva allevato. Accusava frequenti attacchi di panico che le impedivano lo svolgimento di una vita normale. Ogni luogo che fosse troppo ampio o troppo stretto, provocava nel suo animo l’ingestibile sentimento della morte imminente, come se da ogni ponte si dovesse necessariamente precipitare, e ogni ascensore dovesse divenire un sasso scagliato verso il confine basso. Negli anni trascorsi abbiamo lavorato molto, inseguendo il rizoma delle sue proiezioni. La sua empatia disegnava la rete delle inestricabili radici di una pianta incapace di dirimere le maglie di una attenzione patologica. Era ed è, la signora Erenzi, inguaribilmente malata. Di un amore improvviso e duraturo e incapace di separazioni. Nutre per tutto ciò che tocca un amore malsano e tumorale, che le impedisce di recidere le escrescenze malate delle proprie radici per reggersi da sola. La signora Erenzi è avvinta al mondo. Come uno spazzino che pratichi il mestiere da secoli, è una collezionista di carbone, così dunque il suo corpo pesa davvero troppo e riesce a far crollare i ponti. Nelle grandi piazze, non potendo abbracciare con le sue radici gli sterminati confini, si sente morire, come un albero le cui radici non tengano. Conclude oggi la sua analisi, portando con sé, come una sposa il suo strascico, le radici ancora impigliate anche a questo lettino. Uno strascico bianco legato per sempre. Per questo la vedo oggi, mentre scrivo, vagare per le strade con il suo ennesimo fardello, un corpo piccolo, un grande manto, e mille oggetti impigliati nelle frange. Il dottore chiude l’agenda, la luce nella stanza si fa fioca. Cinque mq di bianco e molti oggetti in legno. Un mappamondo, una maschera, un antico telaio. Dai suoi piedi, verdi radici. Scendono piano nel pavimento e scavano il suolo, fino a perdersi da un piano all’altro, nel ventre oscuro del palazzo.
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Concorso Blog&Nuvole, Segnalazione speciale per Maiko e Marco Cazzato autori di Rizoma (sezione“onirica”)
http://blogenuvole.wordpress.com/2012/01/15/rizoma/

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http://blognuvole.splinder.com/post/19757140/Rizoma nella illustrazione di Francesca Popolizio

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