Dalla nota a mia firma nel testo, riporto un estratto, con gli auguri a Pino Varchetta per questo suo nuovo lavoro– da poco presentato a Milano dalle Edizioni del foglio Clandestino.
“La tripartizione tematica operata negli anni dall’autore accosta persone e città (intese come Opera dell’uomo), persone con opere, e persone in ritratto (disvelate dallo sguardo che inquadra). Ciascuna partizione riporta, chi guarda, a molteplici e possibili espressioni di sé nel confine del mondo. […] In tutto acutissima, rispettosa dell’Altro, la selezione tematica che questo libro propone dettaglia e scandaglia la muta preghiera che Varchetta rivolge alla pianta bellezza del vivere. La preghiera di poter conservare, proteggere, ri-portare e salvare il sentimento del mondo. Il sentimento del tempo. E la sua finitezza. Non indulge mai, Varchetta, come altri maestri, sull’estremo del farsi gettati, l’understatement che impiega dà corpo a quel farsi respiro che è l’uomo, e la donna. È la forma borghese, misurata, contenuta, lucidissima e intensa che eredita e porta una ferma e precisa educazione al sentire. Che non vìola, non scompone, non denuda né espone, ma invece si mette come viva, generosa, assetata e pur quieta carezza”
(n.g.)
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