4 no, un sì e nessuna astensione
La confusione che regna fra le possibili alleanze capaci di rinviare a casa le forze di destra e centro destra ad oggi attive nel Governo, credo che testimoni, senza scampo, la sconfitta che abita le forze democratiche nell’appellarsi al pensiero nuovo per ricostituire un orizzonte democratico e libertario e progressivo per l’umanità, tanto in Italia e in Europa, quanto nel resto del mondo. Non si ode in alcun luogo un canto democratico capace di unire, o quantomeno di perseguire un orizzonte comune.
Il volto dell’Angelo è rivolto sì all’indietro, ma si inverte la visione di Klee risuonata da Benjamin. L’Angelus vede la bellezza del recente passato e le macerie del presente e temo del futuro. Occorre un volo, un precipizio, un salto. E questo salto non si compie.
Il nuovo Pontefice assume il compito di una ritrovata cristianità che parli ai popoli, ma se questo può operare per la pace, non sono certa possa operare per un mondo anche laico radicalmente nuovo, che è quello che ci occorre.
Non ci sono economie esistenti da risanare, modelli di contrattazione da ricostituire, diritti pensati su una economia oramai al collasso sotto la propria inadeguatezza a un welfare reale, alla democrazia e all’auto-realizzazione.
Le trappole che vengono seminate a destra (il merito, l’eccellenza, il riconoscimento di primato individuale), non possono assorbire il bisogno che abbiamo di prospettive non solo individuali.
Il modello economico attuale (per quanto il sindacato, e la CGIL in particolare, si ostinino a modellare il lavoro sul pubblico impiego, maldestramente esportato nel privato) non garantisce che una schiavitù rinnovata nel lavoro feudale, che a stento siamo riusciti a superare per parte degli “impieghi”.
Occorre invece, fatte fuori le deprivanti ipotesi di decrescita felice, accedere a una economia nuova, pensata per il benessere civile e sociale, nel quale il riconoscimento sia nel fare ciò che occorre al meglio delle proprie possibilità, e ottenere di contro un sistema di sviluppo delle persone e della loro sicurezza, ai diversi livelli della piramide di Maslow (modello insuperato di una società a gradini). Distribuito a tutt* indistintamente attraverso la costruzione pubblica di una convivenza.
Non c’è in questo nessun vetero leninismo, piuttosto un pensiero che deve farsi nuovo in un mondo che emancipa la persona dal lavoro rendendola capace di approfondimento, indagine, poesia e scoperta. A questo deve servire l’AI, a lasciar che la produzione umana sia sul versante che l’AI non copre, quello ontologico, lasciando che la conoscenza empirica acceda alle potenzialità razionali e computazionali e combinatorie dell’AI.
Occorre sottrarre le persone al dominio del consumo e renderlo possibile per tutt* al progredire delle risorse sociali. A tutt* deve esser data (compresi fragili e diversamente utili) la necessaria area di cura e supporto allo sviluppo.
Un nuovo umanesimo, nel quale non saremo realizzati dalle prigionie del merito, della visibilità sociale, dell’inclusione e della ricchezza, ma saremo guidati da una incessante ricerca di possibilità di benessere per la specie umana.
La creatura di Dio, pensata per essere comunità umana e non perimetro di potere.
E’ questa la ragione per la quale, in modo concreto, mi interessa molto mantenere lo strumento referendario nella sua caratteristica primaria di espressione democratica, e per questo penso sia terribile l’invito all’astensione.
Allo stesso modo, credo si debba fare il massimo possibile per aver un mondo nel quale il problema migratorio non sia letto in termini di distanze, rimpatri, muri, esami.
La sfida che l’immigrazione pone è quella di individuare i valori su cui fondare la convivenza di più popoli, e difendere quelli imprescindibili nella visione democratica e paritaria nell’accesso alle risorse per tutti e tutte.
Le opportunità devono essere generate per tutt* e offerte alla possibilità personale di farle fiorire, non solo per il bene proprio ma per il bene comune.
Non ha un gran significato rivedere il Jobs Act. Sia esso in essere o meno, il sistema lavoro è asfissiante e morente. O siamo capaci di vedere oltre, di vedere altro, oppure siamo finit*. Sfiniti dalla nostra attrazione per una socialità che fingendo di affermarci ci rende asserviti alla competizione, alla lotta degli uni contro gli altri, al sistema premiante del consenso sociale. In questo senso, ritengo inopportuno votare solo per la Cittadinanza, e astenersi dal prendere le schede per gli altresì. La battaglia delle democrazie non deve nascondersi dietro l’astensionismo.
FOMO (ovvero spaventati dalla invisibilità sociale) siamo tutti, da quando abbiamo abdicato ai social network e ai modelli di mercato che uccidono la riservatezza delle intuizioni, e delle vite. La loro preziosa intimità.
In questo senso l’innovazione vertiginosa che si accompagna all’AI ha una sua prospettiva di emancipazione luminosa che solo necessita di “buon governo” e di evoluzione sentimentale.
Or dunque, sì allo strumento referendario, no ai 4 referendum sul lavoro: sono illusoriamente votati a sostenere un modello di lavoro che resta insicuro e non tutelato.
Sì alla cittadinanza a cinque anni dall’Ingresso nel Paese, che certo non è la migliore soluzione ma è l’indicazione al governo ed ai partiti che non abbiamo problemi di sicurezza ma di costruzione di mondi e modi nuovi.
Non possiamo farlo escludendo, per quanto lontani possano essere i valori in una società ad oggi multiculturale. Scommettiamo sulla costruzione di valori nuovi, per tutti, da interiorizzare e far vivere.
Diamo all’Angelo il salto che merita, per rimettersi in volo. Costruiamo una politica nuova.
(Nerina Garofalo, Roma maggio 2025)

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