Succede a volte, mentre si lavora, quando il lavoro è fatto di impalpabili e generose confidenze e intimità, pur restando nel limite della distanza che facilita, che qualcuno che viene, per avere un luogo in cui pensare con un testimone operoso, porti a noi un pensiero che operoso si fa strada nella stanza di chi accoglie.
Così è stato per me, giorni fa, durante una sessione di coaching, quando una persona ha riferito, seguendo la linea delle sue associazioni, una frase dalla persona accolta e tenuta dentro in un gruppo analitico. La frase era questa: “bisognerebbe che ciascuno di noi avesse sempre un amante”.
Alla parola amante, che è densa di attitudini associative quanto una rosa antica di profumi di intensità inusuali, ho aperto dentro di me un lungo rivolo di riflessioni, che dalla sessione di coaching sono migrate prima nel mondo onirico, poi piano piano nel dialogo mattutino con l’esposo, infine in qualche modo nel sedimento emozionale di questi giorni.
E non a caso la parola Amante è anche il titolo di ben due libri di straordinaria bellezza (Yoshua e Duras).
Credo che nella vita ci si innamori in modo forte, definivo, assorbente, cannibale e desiderante, ospitale ed onnivoro, incantato, commovente e feroce, delicatissimo e inesausto, una volta soltanto. Credo che si decida che la persona che amiamo sia quella con la quale vogliamo condividere una vita, e che questa sia la nostra. Uso il plurale ma ovviamente parlo solo per me.
Senza alcuna distanza da chi invece ha costruito nella vita più amori. Ricostruire è un atto bellissimo, ricostruirsi anche. Ma io la vedo come Abelardo ed Eloisa, come l’Haneke di Amour e il Von Triers della trilogia più recente, e de Le onde del destino.
Ma allora cosa accade, ben dentro, quando sentiamo dire e dirci la parola amante, nonostante la fedeltà e la bellezza dell’unico amore? Accade, io credo, quel qualcosa che ci fa stare accanto a tutto quello che amiamo portando dentro le energie che sentiamo scorrere altrove, nei mille rivoli degli amori im-possibili, o nel parziale di quel che siamo quando viviamo pensandoci assoluti e ci accorgiamo di aver bisogno di tutta quanta la bellezza di ciò che abbiamo in qualche modo eluso o escluso da noi.
Accade che siamo emozionati, sorpresi, incantati, strattonati, tirati, e che questo ci fa sentire vivi. Ancora parlo per me, ma l’idea che mi prende (se la ripenso) la parola amante, e fare amante lo sposo e la sposa, renderli imprevedibili, e persino portare sin lì quel qualcosa che vogliamo che innamori anche loro, almeno quanto innamora noi. Quel qualcosa che può esser vero solo visto da fuori (e senza l’unione), quella bellezza non infranta di qualcosa che non porta la meraviglia dei giorni, ma la bellezza stralunata e accecante di un giorno soltanto.
La scommessa si gioca sul terreno della condivisione, del non usare contro ma usare per. Bisognerebbe poter essere amanti come lo sono Jules e Jim, e la donna che li rende amanti nei due sensi e amanti amati. E non mentire a se stessi su ciò che è dentro e su ciò che è fuori. Su cos’è la nostra vita e su cos’è la nostra vita per.
Insomma, l’amore è un casino, ma l’amore è per davvero sempre uno soltanto. Parlo sempre per me. E l’amante, quello di cui parlavamo con la persona al lavoro (com’è bello il lavoro quando è anima e cuore), non ha nulla a che vedere con l’amore, non lo duplica, e non lo tradisce. E’ la tensione verso la scoperta di quel qualcosa che resta ancora da prendere, da scoprire, da condividere e da vivere con, e non contro, o senza.
Un non amare che ci fa sentire innamorati, e non passa mai sulla pelle di un’altro o di un’altra, siano essi i nostri amanti dissennati. Dissennato è una parola bellissima se non nuoce e non mente, se profuma e conserva e protegge. Se sragiona nel cavo consenso del dire: sei bellissimo mentre ami.
Qualcosa così, e volevo che tutto questo tornasse a chi me lo a dato nella sessione di coaching, e a chi me lo dà, lo consegna (ogni giorno), questo amore che non possiamo tradire, e che possiamo nutrire, se (soltanto) non esiste ferita. Ma parola che torna, e si trova dov’era. Dov’è sempre stata.
Tradere. E non tradire.
Ri-consegnare.