Sempre sul versante dei legami, che sono spesso la culla certa della possibilità di “dirsi” (dire a se stessi, dire di sé, dire ad un altro, dire dell’altro) una seconda esperienza bellissima è nata da un mattino nel bosco di Balla coi Lupi con Alessandra.
Con Alessandra (che è parte della mia vita nei legami familiari ma anche, e forse soprattutto, in tanto dialogare negli anni), c’è qualcosa di molto bello che passa quando ci ritroviamo a parlare di me e di lei come donne.
Come donne che sentono e cercano l’autentico nella relazione con se stesse, spesso sfidando le occorrenze incidentali. Che a volte sono profonde, mutano in noi la percezione di noi stesse, e ci rendono più forti, più consapevoli, più aperte al gioco con le esperienze.
Così, un mattino di questo agosto, abbiamo deciso di giocare con la mia Canon e col suo viso, che avevo visto bellissimo in questi ultimi giorni, ornato da foulard e turbanti, e che le avevo proposto di fotografare nei chiari del bosco. Diventando lei modella, ma anche credo chiedendosi come si sarebbe vista vista da un’altra, e rivedendosi. Ed io chiedendomi cosa avrei trovato nello scatto, di lei, ma anche di me.
Alessandra porta foulard e turbanti perché sono belli, ma anche sta vivendo la fase di prevenzione dopo un intervento. Sta facendo dei cicli di chemioterapia perché nulla possa sfuggire a un intervento andato bene. Quindi potremmo dire che si prende cura di sé, prevenendo i rischi del dopo intervento.
La chemioterapia, nell’esperienza di tante persone che la vivono o l’hanno vissuta, è un’esperienza tutt’altro che semplice. Per quanto una persona possa essere forte e positiva, è pesante sull’organismo e porta con sé un rapporto con il proprio corpo condizionato dai sintomi che la accompagnano.
Come possiamo guardare a tutto questo facendo un reportage fotografico che magari avremmo voluto fare prima o dopo, diversamente? Cosa poteva far sì che io ed Ale ci raccontassimo di noi, di due donne, in questa luce di sguardo che è la fotografia sulla luce naturale del viso di una donna, di una persona?
Eravamo partite dandoci appuntamento per un piccolo défilé con turbante, un po’ per giocare, un po’ per sdrammatizzare, un po’ perché lei e i suoi turbanti erano davvero belli insieme.
Ci siamo ritrovate, in modo molto naturale, a fare dei ritratti anche senza, a dirci delle cose, a scoprire delle luci, con il viso bellissimo di Ale e con i suoi occhi, senza bisogni, in quel momento, senza dimenticare la delicatezza dell’essere lì, ma anche scoprendo un volto perfetto per il ritratto con l’ornamento impagabile delle sue emozioni, e della sua gioia nel giocare con me a fotografa e modella.
Devo ringraziare molto Ale di tante cose. Della fiducia nello sguardo, nella spontaneità accogliente per le domande mie a lei, e sue a me, per la gioia di questo mattino. Per aver con reciproca libertà scelto insieme quali foto pubblicare oggi, e alcuni tratti di sviluppo che abbiamo prediletto, per aver vissuto la presenza di Riccardo che ci aiutava con il pannello riflettente, con le scelte di settaggio della macchina, e nella scelta dei punti dove scattare. Insomma, per aver lavorato con noi due e non solo con me.
Ma soprattuto per avermi lasciato vivere alcune parole con una naturalezza e fiducia mai provate prima.
Ecco, sotto troverete i ritratti, che spero possiate guardare con la nostra stessa gioia. Perché diciamolo, Ale è figa, è bella, ed è vera.