
La perdita di sguardo
che dirama e si fa fitta
al varco fondo della
notte di Natale. La pelle
che sfiorisce al mondo
come un latrato che scompare.
La preghiera dei corpi che
non reggono il passare,
la fitta estrema che abitiamo,
l’arto fantasma datoci
per respirare e camminare.
Il cuore morso, la boccuccia
da sfamare. Campo di stelle,
e fiato per scaldare.
(accanto a Campus stellae, per Natale)