Ho avuto per caso, sul finire di un anno difficile, contraddistinto dal bisogno di fare chiarezza, ridefinire il sentimento del “mio” tempo, e dare il giusto spazio alle cose che sento rilevanti nel fare (a fronte di tante cose difficili che sono accadute e che accadono), il mio piccolo dono con sorpresa. Questo dono è stata la visione di un piccolo film, con dentro il gioco molto grande del dire a ciascuno sulla propria vocazione, sulla musica di dentro. Il film di cui annoto stasera mi dice: “Dio esiste, e vive a Bruxelles”.
La storia, deliziosa e sorprendente, racconta un Dio vero del mondo cristiano costretto per autoreclusione nell’asfittico cielo in cemento di un appartamento belgain condominio, con tanto di moglie sottomessa e confinata nella gestione della casa, condannata a un innaturale silenzio, e con due figli nello stato di famiglia, Gesù (crocifisso una volta che è uscito nel mondo), e Beà, piccoletta, che mantiene nel dialogo fitto col frattello smarrito la sua linea di fuga da un Dio che si diverte persino a pensare e far vere le “sfighe” del mondo.
E Beà è proprio quella che, ragazzina e anche femmina, ridà fiato all’intero universo di fuori riscrivendo Vangeli del tutto nuovi, e ridando a quel cielo che si sa benedetto il suo ruolo di vento, di germe di grano, di vento.
Ci sono tratti di vera poesia nelle scene e nei modi, nei dialoghi piccoli, in un gioco che fra grafica e foto riprende il sentimento del sacro di proprio tutti i giorni, che trasgredisce senza dissacrare e innamora per sentimento di autentico. Come se, in fin dei conti, ci fosse una buona ragione a sapere di un Dio indifferente e di un uomo che deve trovare, uomo o donna che sia, il suo sentimento del sacro e del bello. E di sè sulla terra.
Senza perdere tempo, perché è il tempo che fa il bello dell’uomo. E nel film, grazie proprio a una donna, al destino, e a una bimba che cresce.
Qualcuno dirà: non c’è storia, c’è solo, a pezzetti, poesia. A me, invero, è sembrato del tutto realistico, con la giusta magia di rottura di schemi ed inganni che ci rende capaci di essere “fuori” e di essere nostri.
Io direi che piuttosto di Capra, o con Capra, varrebbe la vede di vedere anche questo. Perché è vero che La vita è una cosa meravigliosa, ma è vero (anche) che “Dio esiste e vie e a Bruxelles “.