L’incanto inedito del Congiuntivo imperfetto – Uma Bono

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Ho spesso la fortuna, da qualche anno a questa parte, di leggere raccolte e testi narrativi inediti, pur non essendo un editore. A volte imbattendomi in materiali, scritture e architetture narrative e poetiche assai emozionanti. E’ quello il momento in cui mi spiace che il laboratorio shorted (nel quale abbiamo ospitato contributi bellissimi) non sia diventato un laboratorio editoriale vero e proprio.

Da qualche mese una giovane scrittrice mi ha inviato in lettura un testo che, fra una cosa e l’altra e le emergenze tante di questi mesi, era rimasto sul desktop  fermo lì a occhieggiare, con in mezzo nel tempo le scuse mia all’autrice per il tanto tempo impiegato a leggere il suo testo.

Ecco che invece, a dispetto di tutte le sommatorie di piccoli caos, qualche giorno fa il testo aperto ha provocato quel picco di suspension of disbelief che a fatto sì che lo divorassi tutto d’un fiato, ferma lì a leggere ed a sentire come di rado accade di fronte alla narrativa di questi anni. Che bello questo romanzo della scrittrice bella che è Uma Bono, tutto ricostruito per voci che si alternano, e spaccati sentimentali ed esistenziali così ben detti, così taglienti.

Storia adolescenziale che nel percorso si fa capace a farsi adulta, storia che brilla tutta per il candore della sua eccellenza. Non media, non fa sconti, la narrazione, ed utilizza con sapienza la lingua acuta dei ragazzi e dei vent’anni.  Storia senza pudore e così innocente, da strattonare ed aprire il cuore quando leggi. Storia che sanno letterature americane, più che la nostra attente a stare al vero senza vezzo. Pulite, ferme, lacerate.

Ho scritto a Uma per ringraziarla, ed augurarle molto successo per la sua passione di scrittura, per il suo esordio di narratrice. So che il suo testo è in valutazione e attende di esser proposto. Voglio però portarla, questa donna così forte a farsi spazio nella lingua, almeno a dirsi a quegli amici che, editori, potrebbero sentirne il passo e il senso.

Perché davvero, salvo le astuzie che un buon editor potrebbe riportare nel lavorare un po’ con lei su alcune cose interne al testo, è proprio un bel romanzo. Se fossi io editore, vorrei brillasse, si vedesse, si leggesse. E investirei nel fare nascere questa scrittrice in erba.

Tenetela d’occhio, chiedetele che si faccia leggere, per questo testo o altro.

Non so che impegni abbia con l’Agenzia che segue il suo percorso, so che varrebbe la pena di sentirli. Mi auguro che siano nel serio del ruolo ricoperto, che ascoltino davvero, che investano perché lei possa pubblicare senza peso.

Grazie, Uma bella, per aver chiesto a me lo sguardo sul romanzo. Onoratissima, commossa e speranzosa che diventi un tuo libro in carta, e presto. Senza che ti sia chiesto, se non di starti accanto nel far nascere il tuo testo.

 


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